- Diritto a divertirmi e praticare la disciplina attraverso il gioco
- Diritto a praticare uno sport equiparandolo allo studio poiché da quello dipende il rendimento di quest'ultimo
- Diritto a beneficiare di un ambiente fisicamente e psichicamente sano durante la pratica
- Diritto ad essere trattato con dignità pur con la fermezza e disciplina necessarie all'evoluzione dell'individuo
- Diritto ad essere allenato da persone professionalmente competenti ed a non essere oggetto di mercificazione attraverso lo sfruttamento delle mie capacità atletiche per fini commerciali a danno delle mie capacità funzionali che mi saranno necessarie per tutto il resto della mia vita una volta finito il periodo agonistico
- Diritto dunque a seguire allenamenti adatti alla mia età, sesso ed adeguati alla mia costituzione psicofisica; condotti: non per "i primi della classe" ma per dare anche agli ultimi la possibilità di amare la disciplina praticata
- Diritto di competere, nel rispetto delle regole (fair-play) con giovani che abbiano le medesime probabilità di successo
- Diritto ad usufruire di una corretta idratazione ed igiene alimentare in genere, oltre ad una efficace e dignitosa attrezzatura sportiva che non ci svilisca agli occhi dei coetanei
- Diritto a partecipare a competizioni adatte alla mia età dove il "fine" non sia il risultato ma il miglioramento costante delle mie capacità coordinative di base e specifiche della disciplina: in ingresso ed in itinere
- Diritto di praticare il mio sport in assoluta sicurezza ed a prezzi contenuti
- Diritto ad avere giusti tempi di recupero e di riposo pre e post gara
- Diritto di non essere un campione e di abbandonare la disciplina praticata o cambiare l'insegnante qualora il rapporto di fiducia tra genitori, ragazzi ed il medesimo si sia compromesso irreparabilmente; tuttavia dopo un periodo di prova deciso preventivamente con il parere espresso del ragazzo, e senza usare tale legittimo diritto come scappataoia da esercitare alle prime difficoltà incontrate che minerebbe l'autostima finale dello stesso.
Bambini per un mondo migliore
(a cura di Dorothy L. Nolte)
Se il bambino vive nella critica, impara a condannare.
Se vive nell'ostilità, impara a litigare.
Se vive nella paura, impara ad essere apprensivo.
Se vive nel ridicolo, impara la timidezza.
Se vive nell'ipocrisia, impara la doppiezza.
Se vive nella meschinità, impara la vigliaccheria.
Se vive nei capricci, impara l'intolleranza.
Se vive nella superficialità, impara l'indifferenza. |
Se vive nella lealtà, impara la correttezza.
Se vive nella condivisione, impara la generosità.
Se vive nell'incoraggiamento, impara la fiducia.
Se vive nella tolleranza, impara la pazienza.
Se vive nella franchezza, impara la verità.
Se vive nell'onestà, impara la giustizia.
Se vive nell'amore, impara ad amare
e a costruire per tutti un mondo migliore. |
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