Ernia inguinale
La patologia dell'ernia inguinale può essere congenita o acquisita, questo articolo si riferisce alla seconda ipotesi, in ogni caso la zona anatomica che viene interessata é per definizione nel maschio un punto di debolezza della struttura addominale. I muscoli addominali si sovrappongono in una sorta di cartoccio la struttura é resa stagna verso l'esterno dell'addome da fibre di collagene, il tutto in realtà non é una vera e propia struttura a se ma uno spazio virtuale nel quale si infila attraverso l'anello inguinale il dotto spermatico con i relativi vasi annessi. Gli addominali in particolare passano tutti vicini all'anello inguinale: il retto dell'addome si trova in posizione mediale, poi ci sono alla sua destra e sinistra in modo simmetrico i muscoli obligui esterni, interni e il trasverso dell'addome che fasciano, proteggono, rinforzano la cavità addominale che non ha ossa di protezione come la cassa toracica e hanno il compito macroscopicodi mantenere la postura del tronco in sinergia con i muscoli deorsali. La conformazionedegli addominali garantisce mobilità ma scarsa resistenza alle enormi pressioni intra-addominali che si possono verificare nell'intestino. Una pressione eccessiva per il sollevamento di un peso innescata dal retto dell'addome senza essere con polmoni più vuoti che pieni può dall'interno sfibrare la guarnitura di collagene ed insinuare fra le sovrappposizioni dei muscoli la cosidetta punta d'ernia, una lassità in questa zona inizia con dislocamenti di piccole quantità di grasso sottocutaneo spinto dal sacco erniario che preme dall'interno, portandosi dietro in misure variabili porzioni di intestino. Le prime volte si presenta nella regione inguinale una escrescenza rotondeggiante che può essere rimessa in sede con una leggera pressione della mano o inspirando a polmoni vuoti. Vi é tuttavia un antro modo traumatico preso sottogamba perchè non considerato uno sforzo massimale, è piuttosto uno sforzo sbagliato continuato che provoca a lungo andare sfibramento ed instabilità. Per quanto riguarda i gesti atletici si é abbastanza al riparo se si rispettano i tempi di recupero ed adattamento, nonchè la meccanica anatomica dei gesti, in fondo gli allenatori servono anche a questo, nella categoria degli operai il discorso é purtroppo molto differente, quando si ha a che fare con inprenditori nati nell'epoca sbagliata che di fatto si comportano alla stregua dei negrieri, la pretesa di fare un movimeto che sia legato alla salute fisica dell'operatore é una vera chimera. In generale tutti i movimenti di rotazione del busto eccentrici che presentano un carico proprio alla massima torsione sembrano fatti apposta per scompaginare la tenuta della già di per sè poco protetta zona pelvica, se poi per stanchezza ci si aiuta appogginado gli addominali bassi all'attrezzo che usiamo le microlacerazioni sono certe, sicchè giorno dopo giorno il trauma contribuisce ad indebolire l'anello inguinale mentre la pressione intra-addomianle rimane sempre, l'evoluzione diventerà probabilmente un'ernia inguinale diretta o indiiretta. Per fare un esempio pratico il cristallo di una auto é molto robusto se colpito dall'esterno ma si rompe facilmentese percosso dall'interno.
Ora nel Web dove tutti scrivono di tutto senza evidentemente alcuna responsabilità vi sono anche delle enormi castronerie da sfatare e cose intelligenti da valorizzare. La possibiltà di far regredire in modo stabile un'ernia inguinale anche se al primo stadio per mezzo di esercizi addominali e tecniche respiratorie é molto vicino allo zero, l'autoriparazione del collagene non si rimetterà nel punto che aveva in precedenza del trauma perchè i tessuti sono molli. in buona sostanza aspettarsi che uno o più esercizi fisici possano far ricombaciare le aponeurosi allo stato iniziale ha più del miracoloso che dello scientifico, soprattutto se poi nella vita di tutti i giorni quella zona addomianle viene interessata da mutamenti contrattili e pressori, gliaddominali sono coinvolti in qualsiasi attività umana. Gli attuali mezzi per arrivare alla riparazione chirurgica che siano a cielo aperto o in laparocele hanno la necessità di tagliare anche il tessuto muscolare per raggiungere il sacco erniario, a questo punto se si procede solo con dei punti di avvicinamento dei lembi cartileginei dopo aver riposto in sede l'eventule fuoriuscite di visceri, tutta la struttura non tornerebbe comunque alla robustezza iniziale in quanto anche glia ddominali sono stati tagliati, saranno ricuciti e presenteranno almeno per un primo periodo di cicatrizzazione una criticità meccanica predisponente a recidive; per questo motivo si é sviluppata la metodica di rinforzo mediante reti biocompatibili, queste reti vengono saldate mediante miofibrina o punti riassorbibili intorno alla zona dell'aponeurosi danneggiata e vanno di fatto a sostituire la struttura. Una volta ricuciti gli addominali e chiusa la ferita sulla pelle non ci saranno spessori a vista, dopo un periodo di convalescenza di circa un mese si ritorna alla normale attività, anche sportiva.
Le ernie di piccola entità possono essere anche mantenute per tutta la vita o rallentate sensibilmente nella loro evoluzione mediante esercizi addominali che però anche se intensi rafforzano la parte contrattile e non quella cartilaginea, tutto dipende da cosa si pretende dal proprio corpo, per una attività sportiva intensa continuare ad allenarsi con la problematica di ernia inguinale anche se allo stato iniziale, la cosidetta punta d'ernia, che inizia dall'anello interno per poi man mano farsi strada verso quello esterno é come correre con il freno a mano tirato, improvvisamente potrebbe sopraggiungere un gesto che fa irrigidire la zona del perineo con consequenze anche dolorose che nella migliore delle ipotesi vi mettono fuori gioco
Gli esercizi addominali specifici si riferiscono alla parte bassa del ventre, per lavorare al meglio é conveniente isolare l'attivazione dei quattro tipi di addominali, fra questi in ordine di importanza per quanto riguarda la problematica in questione abbiamo: il trasverso, l'obliquo interno, l'obliquo l'esterno ed il retto dell'addome.
Il trasverso é un muscolo poco considearato rispetto alla sua utilità, ci aiuta respirare, collabora con altri per l'assetto del rachide e forma una sorta di corpetto o corsetto stringi vita, per allenarlo si può optare agli esercizi respiratori profondi, il fare il vuoto nei polmoni e lasciarsi comprimere l'addome dalla pressione atmosferica o svilupparli con l'isometria ponendo le braccia distese e i gomiti adagiati a terra paralleli ai fianchi mentre il corpo rimane dritto ed in appoggio sui piedi, si forma così un ponte con tutto il corpo, respirare tranquillamente tenendo la posizione almeno 30 secondi per volta per più serie o se potete pur mantenedo l'assetto aumentate il tempo d'esecuzione, questa isometria é eccellente, un buon parametro per controllare se la tensione é quella giusta é quello di sentirsi stringere ai fianchi al punto di veder innalzarsi la, linea alba a mò di carena. Un buon sistema per rendersi conto se il bacino é giustamente tensinato daquesti muscoli, quando si tossisce gli addominali che devono contrarsi devono essere i trasversi, se c'é contrazione del retto dell'addome la postura del rachide non è corretta.
Per quanto riguarda gli addominali obbliqui si può fare in posizione eretta con le gambe leggermente divaricate il pendolo con la parte superiore del corpo tenendo ferme le anche oppure ruotare il busto di 90° alternativamente a sinistra e destra, mentre da sdraiati su un fianco si possono tirare lateralmente le gambe verso l'alto o al contrario tenedole ferme alzare il busto di lato. Anche questi esercizi durante la contrazione necessitano della fuoriuscita di aria dai polmoni naturalmente, non vanno assolutamente eseguiti in apnea.
Per il retto dell'addome sia la parte alta che quella bassa gli i piegamenti in avanti da sdraiati sul dorso sono i più sicuri ed isolanti, in generale alzando le gambe viene stimolata maggiromente la contrazione della parte vicina all'iguine mentre con le gambe ripiegate con i piedi a terra l'attenzione si sposta dall'ombelico verso lo sterno.
a cura del maestro Fabrizio Botteghi