Benefici della Pratica - Zi Zhi


Il sostrato del Kung-Fu è lo spirito della nostra nazione. I suoi effetti sono una salute migliore, una straordinaria forza fisica e mentale e un fisico intelligentemente addestrato. Questo è positivo sia per l'individuo che per la nazione; deve sempre essere chiaro che il Kung-Fu è cultura e non deve essere ridotto all'abilità in combattimento, altrimenti si percorrerò una via errata e si snaturerò la sua essenza. Ho studiato approfonditamente molti stili per 40 anni e ne ho compreso i principi e le teorie, impegnato nel preservare questa antica cultura. Sto tuttora lavorando duramente per eliminare cioè che è superfluo e creare un sistema essenziale nel tentativo di preservare e trasmettere l'essenza del Wushu. Molti miei amici hanno intrapreso la pratica di questo metodo e, stupiti dall'efficacia, hanno voluto chiamarlo Da Cheng Quan, che significa boxe del Grande Conseguimento. Lo scopo principale dell'Yi Quan è la coltivazione della propria mente e il ricongiungimento con l'universo. L'Yi Quan riconduce l'uomo alle leggi della natura e, contemporaneamente, rende il corpo forte attraverso il rilassamento, cosicchè il discepolo possa acquisire la propria tecnica, seguendo il proprio istinto naturale. La gente comune pratica le arti marziali, ricercando le forme e la forza muscolare, non sapendo che le loro bizzarre tecniche e la loro forza rozza non sono altro che tremendi errori. Essi sono orgogliosi di praticare ed insegnare questi metodi errati, che danneggeranno gravemente il loro fisico e quello dei loro studenti. Come possono partecipare al miglioramento dell'individuo e della società? Non sto certo sostenendo che la mia dottrina sia la sola e la migliore. I sistemi che insegniamo, però, devono evolversi dal passato al presente e nel futuro, mirando a migliorare; in caso contrario non hanno ragione di esistere Credo fermamente che l'Yi Quan possa rinforzare il corpo umano attraverso una migliore circolazione sanguigna, un uso migliore della muscolatura e un potenziamento dei polmoni. La sua azione sulla mente, inoltre, permette l'accesso ad un tipo di forza istintiva e originaria, che mette nelle condizioni di respingere qualsiasi tipo di attacco, facendo rimbalzare lontano l'avversario al minimo tocco. La prossima sezione tratterò di questo metodo di pugilato.



tai chi

Wang Xiang Zhai - 1930

Autodifesa" significa "combattimento". Bisogna capire che nel combattimento reale muoversi in modo violento non è utile quanto muoversi in modo leggero, che a sua volta non è utile come non muoversi affatto. La quiete è il movimento costante, proprio come un volano appare statico quando gira molto veloce. Un movimento visibile non è altro che un riflesso della debolezza. Il movimento che risiede nella quiete e appare fermo in realtà è potente. Movimento e quiete sono interdipendenti, essendo l'uno la sorgente dell'altra. La loro applicazione magica dipende soprattutto dal controllo del sistema nervoso, dalla guida dell'intento, dalla contrazione e distensione di articolazioni e legamenti così come dal loro saldo sostegno, dall'azione e reazione dei movimenti rotatori e dall'uso della forza elastica prodotta respirando". (Insomma è una vera e propria scienza...) "Autodifesa significa "combattimento". Bisogna capire che nel combattimento reale muoversi in modo violento non è utile quanto muoversi in modo leggero, che a sua volta non è utile come non muoversi affatto. La quiete è il movimento costante, proprio come un volano appare statico quando gira molto veloce. Un movimento visibile non è altro che un riflesso della debolezza. Il movimento che risiede nella quiete e appare fermo in realtà è potente. Movimento e quiete sono interdipendenti, essendo l'uno la sorgente dell'altra. La loro applicazione magica dipende soprattutto dal controllo del sistema nervoso, dalla guida dell'intento, dalla contrazione e distensione di articolazioni e legamenti così come dal loro saldo sostegno, dall'azione e reazione dei movimenti rotatori e dall'uso della forza elastica prodotta respirando".

da: Wang XuanJie, Dachengquan, Milano - Luni Editrice 2003, pp. 50-51
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